lunedì 28 dicembre 2009

Le nuove tecnologie, il maestro e la conoscenza etica

Cari bloggers, propongo uno spunto di riflessione sul rischio della conoscenza etica dovuta alle nuove tecnologie. Sarei grato di avere un riscontro.
Chiarisco subito la questione. Con i nuovi ambienti di apprendimento, si accresce esponenzialmente la capacità di esprimere se medesimi, anche nel processo di costruzione della conoscenza. Ciò sicuramente è positivo, perchè permette di ridurre, se non di eliminare quella frattura tra ciò che si sa e ciò che si è. In un blog, il carattere di una persona emerge parallelamente alle conoscenze.
Fin qui tutto positivo, ma la criticità può sorgere se colui che coordina e che magari valuta un allievo nei nuovi ambienti virtuali di apprendimento, tiene conto anche della cosiddetta personalità del discente o dei costumi o dei paradigmi (ecco che il piano etico fa capolino). Se il valutatore non si inserisce in una sfera di umanità, magari attivando in sè qualche anticorpo contro una sua reazione a ciò che è avverso al suo paradigma, ma che comunque è lecito ci possa essere, c'è il rischio che un allievo venga penalizzato per ciò che pensa perchè si discosta da ciò che afferma il docente. Mentre la vecchia modalità di valutazione era sì più sterile, ma metteva anche al riparo da stigmatizzazioni per chi la pensava in modo indipendente.
Perciò all'eliminazione della frattura tra essenza e conoscenza, deve far da contraltare, a mio avviso, anche una maggiore apertura di cuore del docente, così di dare sì il giusto peso a chi sa, ma che nonostante ciò la pensa diversamente da lui.
Ringrazio in anticipo delle vostre osservazioni, che spero giungeranno copiose,
Davide

4 commenti:

  1. Leggendo il tuo intervento, la prima cosa che ho pensato è stato il concetto di "responsabilità"così mi sono andata a rivedere ….J.Hans, il quale propone un’etica per la civiltà tecnologica nel nome del principio responsabilità.J.Hans evidenzia che “il compito impellente diventa l’elaborazione e l’applicazione politica di un etica della responsabilità, la quale deve prima di tutto acquisire la consapevolezza degli effetti a lungo termine prodotti dall’azione tecnica…. Il nostro agire non deve compromettere la possibilità di una vita futura".. Jonas, mostra come, di fronte alle nuove e drammatiche emergenze morali che sfidano l’uomo, l’etica e la politica radizionali appaiono inevitabilmente inadeguate.La responsabilità ha ora una marcata incidenza collettiva e politica che non aveva prima dello sviluppo sistematico e progressivo della tecnologia.
    Trovo “correttamente giusto” , da parte di chi, si pone in un ottica di “giustizia” ( lasciami questo gioco diparole)e non intendo solo, una giustizia giuridica, ma sociale, affettiva, emotiva; come persona, educatore e insegnante ,trovo che questo tuo dubbio,questa tua riflessione su ciò che è “Giusto” e ciò che è “Sbagliato”,su ciò che è “Bene e ciò che è “Male”,apre ad una discussione già iniziata, potremmo dire...da quando è nato l’uomo ?…Con questo non voglio dire che non ci sia risposta, condivido l’opinione di McIntyre, quando afferma che “non esiste più una concezione del bene comune condivisa da tutti, e quindi un’etica universale non è più possible”. Vista la nostra realtà odierna, la nostra società pluralistica, multiculturale, dove coesistono, ( forse si dovrebbe usare il condizionale – dove dovrebbero coesistere) tradizioni- culture -religioni -filosofie -modelli educativi, diversi; questo però non comporta che non ci siano dei principi ammessi dalla maggior parte degli uomini, indipendentemente dalle tradizioni, culture e religioni; tali principi li troviamo enunciati, nella Costituzione, nelle dichiarazioni internazionali dei diritti dell’uomo: mi riferisco al Rispetto della Persona, e all’importanza del valore di ogni persona .E’ pur vero che la tecnologia ha cambiato e sta combiando “il mondo”,che sta creando cultura, modi e "costumi" di vita, ma non dimentichiamo che a produrla ed a usarla è sempre è solo l’uomo. Allora facciamone buon uso, senza mai dimenticare chi abbiamo davanti. Non so sé ho risposto alla tua riflessione o se , cose si usa dire “ sono andata fuori tema”, so solo che il tuo intervento mi ha permesso di soffermarmi un attimo e riflettere insieme a te su un problema a me molto caro, il rispetto della persona.
    Ciao Donatella

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  2. Ciao Davide...
    le tue letture filosofiche della questione tecnologica in ambito educativo sono sempre molto stimolanti. Non so, però, se la questione etica del rispetto dell'alunno venga davvero amplificata dalla facilità di manifestazione dell'identità personale attraverso la narrazione online. Per certi aspetti che allo studente possa essere finalmente attribuito un diritto ad essere se stesso mi sembra una vera emancipazione personale, dall'altra, capisco il tuo dubbio relativo all'utilizzo che il docente può fare di tale apertura. Credo che quest'ultimo problema si inserisca nella questione più ampia della preparazione anche filosofica che un educatore deve possedere nel momento in cui si assume il compito di contribuire alla formazione di una persona (e ciò rimanda alle politiche educative e scolastiche che uno stato davvero dmocratico deve perseguire e promuovere).
    Un ulteriore aspetto su cui la tua riflessione relativa alla connessione tra conoscenza ed essenza mi ha fatto riflettere è che purtroppo, anche laddove ci si limita ad un insegnamento-apprendimento non ottengo una maggiore tutela della persona. Il rapporto sbilanciato tra la "persona docente" e il "contenitore di conoscenza" studente porta molto spesso come conseguenza deformazioni, a volte irreversibili, nella percezione di sè degli studenti. Non solo, l'abitudine a non considerare importanti le loro idee e le loro visioni del mondo trasforma molti ragazzi in persone passive e disinteressate. Ancora una volta, secondo me, il problema ritorna alla formazione del docente al suo ruolo educativo anche nell'uso che ne fa del mezzo, sia esso tecnologico, cartaceo o verbale.
    Sarebbe interessante capire come formare il formatore. Tu cosa ne pensi Davide?

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  3. Credo anch'io che il nodo gordiano sia la formazione docente. Infatti è per questo e per il fatto di vedere tantissime capacità che non sono riconosciute perchè schiacciate a scuola, che ho scelto la tematica del maestro nella tesi che sto scrivendo. Potrei inserire nel mio blog alcune considerazioni in merito a ciò che sta emergendo dall'analisi dei clasici intorno a tale figura nel percorso di tesi.

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  4. Sarebbe davvero interessante Davide.... Anche per il nostro corso. Potrebbe dare un contributo alla definizione di un'idea condivisa delle competenze che deve acquisire un insegnte in generale e in particolare ll'insegnante "tecnologico"

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